L’esperienza del cambiamento. Fare rete e innovare con il Business Model Canvas

Dopo un anno e più di attività col BMC  e con le sue varianti – per il mondo no-profit (MMC) e il personal business (PBMC) –  condivido alcune riflessioni sul suo utilizzo soffermandomi su alcuni aspetti per chi vuole avviare una nuova attività o rivedere quella già in essere.

In particolare mi riferisco alle piccole aziende, startup, imprese culturali con meno di 10 dipendenti e alla schiera di ditte individuali e partite iva che hanno bisogno di crescere in termini di metodo, comunicazione e valutazione delle strategie di business per i prodotti  e i servizi che offrono. La logica del “fai da te” nel nostro paese è ancora molto praticata e questo non aiuta l’innovazione dei modelli di business che possono rimanere preda della percezione soggettiva dei propri autori.


Cambiare prospettiva è più facile di quel che sembra!

Costruire la propria strategia a partire dalle esigenze dei clienti o dei beneficiari è il “primo comandamento” del metodo BMC che si propone di cambiare l’impostazione del modello. Ciò che vogliamo fare, il progetto che abbiamo in mente e che ci sforziamo di realizzare è favoloso? Questo possono dirlo soltanto i nostri potenziali utenti. Per questo è necessario lavorare alla validazione dell’idea, approntando domande e richieste di feedback, andando a scovare le persone nei luoghi di aggregazione e di lavoro verificando e mettendo  alla prova dei fatti le proprie convinzioni.

In tal senso chi vuol avviare un progetto in team piuttosto che reinventare la propria professione, deve tener conto del “secondo comandamento” del metodo, che possiamo sintetizzare nella domanda: che cosa offri, quale valore crei con la tua attività? Detto in altri termini quale problema risolvi ai tuoi utenti? Che bisogno sociale soddisfi?

 

Innovare

Quando sentiamo parlare d’innovazione,  nel senso comune ci si riferisce  all’innovazione tecnologica, alle cosidette tecnologie “disruptive”, ma in realtà  se guardiamo alle startup e alle aziende del momento possiamo notare che non si utilizza nessuna nuova e rivoluzionaria tecnologia bensì si innova il modello di business. E questo viene fatto attraverso il Business Model Canvas!

Ho incrociato esperienze molto diverse tra loro eppure simili su un punto. Fenomeni di aggregazione di  pittori, scultori e in generale artisti che fanno nascere spazi di lavoro condivisi, coworking e attività per valorizzare la propria arte grazie alla messa in comune di esperienze diverse. Come la splendida community (internazionale) del Cura art Lab a Firenze

Cura Art Lab

Realtà con le quali l’innovazione si declina in termini d’innovazione sociale e open innovation, Il modello di business è al centro dell’innovazione, per la comunità dei sui avventori e per il contesto territoriale.  Se penso a un’altra esperienza molto diversa dalla precedente, come quella di Starthouse, la questione rimane invariata.  Parliamo di un’agenzia immobiliare fiorentina di nuova generazione che tiene assieme affitti turistici, design di interni e compra vendita di immobili (come nuovo ramo d’azienda).  Il digitale e le tecnologie si sono rivelate molto importanti per la prospettiva, ma il cuore dell’innovazione si è materializzato soprattutto sul versante della proposta di valore (e stiamo parlando di un ramo d’azienda tradizionale) e nella relazione con i partner. Ciò dimostra, secondo me, che oggi è sempre più necessaria una dimensione collaborativa del Business, passando dall’io al noi, ma in che senso?

Starthouse

 

La creazione di reti

Quando si vuole innovare servono investimenti e  un atteggiamento di apertura rispetto all’esterno e ai potenziali clienti e  partner e questo sembra essere  difficile nel recinto della  mentalità prevalente nel nostro paese.  La figura riportata sotto può aiutarci nel ragionamento

Fare rete è un paradigma essenziale, ma lo si può praticare in molti modi diversi. Ad esempio mantenendo una centralità della casa madre per tutta la filiera produttiva e per le funzioni strategiche. Nel tempo la relazione a rete si è complessificata, il web ci ha dato la possibilità di decentralizzare ruoli e funzioni. Oggi per innovare e far funzionare un business piuttosto che una attività no-profit è necessario fare rete con le reti degli altri, ovvero con coloro che si individuano come partner, clienti, utenti, fornitori etc.  Stiamo parlando di network distribuiti , ecosistemi dei quali abbiamo sempre più bisogno perchè non si può saper fare tutto da soli. Il Business Model Canvas è un ottimo strumento per individuare i partner giusti e la modalità di relazione con il cliente. Per concepire modalità di co-creazione del valore e una governance dei processi. Questo è vero anche per la nuova industria 4.0, nella  gestione di processi complessi in cui i partner gestiscono compiti diversi in luoghi diversi.

L’esperienza del cambiamento!

Infine vorrei accennare alla cosa più difficile da comunicare, l’esperienza del cambiamento. Elementi di cui ho avuto conferma dai partecipanti agli workshop. Alla fine chiedo sempre tramite un questionario on line che cosa pensano del lavoro di facilitatore che ho svolto per loro, del metodo utilizzato e dell’workshop dei suoi limiti e degli aspetti positivi per come l’hanno vissuto.  Per i team l’organizzazione del lavoro varia in funzione dei nuovi obiettivi e spesso i meccanismi di relazione  si trasformano, le persone, avendo partecipato alla coprogettazione dell’attività si sentono effettivamente coinvolte. Per i singoli professionisti il rapporto tra tempo di vita e di lavoro trova un nuovo bilanciamento grazie a una maggior consapevolezza delle risorse effettive a disposizione, con una scala di priorità maggiormente definita, infatti le cose che facciamo non hanno la stessa importanza, non sono equivalenti! Il punto essenziale è cambiare approccio e mentalità.

Quindi in conclusione il mio consiglio è questo: datevi il tempo di ascoltare, guardatevi attorno, cercate un modo per pensare – con gli altri – out of box! Fate esperienze fuori dalle abitudini consolidate nelle quali costringiamo troppo spesso le nostre idee e azioni.


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